Il rapporto di coppia è per sua natura caratterizzato da un’interazione dinamica e persistente tra due persone che comunicano sulla base della presunzione di una conoscenza reciproca più o meno approfondita. Ed è proprio questo aspetto, cioè la conoscenza dell’altro l’elemento più critico ed emblematico della vita a due, che sempre più spesso riserva ai componenti della coppia brutte sorprese. Infatti, spesso si pensa di conoscere il proprio partner molto bene, anzi profondamente, salvo poi a scoprire con grande delusione che di questa persona con la quale si può aver vissuto anche a lungo, si aveva una conoscenza piuttosto superficiale, soprattutto se essa (ma a volte sono coinvolti entrambi i componenti la coppia) inconsciamente o magari intenzionalmente ha comunicato ed agito con il preciso scopo di far conoscere al proprio partner la parte migliore di sé, nascondendo volutamente – per non apparire poco desiderabili o peggio ancora vulnerabili – quella parte di sé che non si accetta o che si intende volutamente tenere segreta, o addirittura ignota a se stessi.
Un simile comportamento potrebbe quanto meno apparire ingannevole nei confronti dell’altro che avrebbe così acquisito informazioni parziali e incomplete sul proprio interlocutore ricavandone un profilo di personalità poco vero, non autentico e soprattutto diverso dalla realtà in quanto solo parzialmente corrispondente alle vere caratteristiche psico-fisiche, relazionali ed emotive del soggetto. Ma chi intenzionalmente avesse posto in essere una simile strategia di comunicazione e di comportamento autoprotettivo e/o manipolativo pensando di far bene il suo “gioco”, presto rimarrebbe assai deluso dai risultati assolutamente negativi con i quali potrebbe chiudersi la partita a due. Infatti, su un piatto della bilancia ci sarebbe la delusione del partner “tradito” per la mal ripagata fiducia, sull’altro un sentimento ancora più grave: l’umiliazione di aver mentito a se stessi, con gravi perdite sul fronte dell’autostima.
Il decalogo
Ciò premesso, quali suggerimenti si potrebbero offrire a tutte quelle persone che si frequentano più o meno assiduamente con l’idea, il desiderio o la speranza di unirsi stabilmente in un rapporto di coppia?
Il primo consiglio di fondo è senza dubbio quello di fare della conoscenza profonda dell’altro un obiettivo importante e prioritario da cui poi dipenderà in ultima analisi il buon andamento del rapporto di coppia, che viene misurato concretamente da un particolare indicatore: la voglia di stare insieme. Si, proprio così, il tempo che si desidera trascorrere con l’altro per comunicare, giocare, amare, divertirsi, crescere, ma anche per affrontare insieme i problemi della quotidianità, diventa un tempo di vita che indirettamente è la misura di un rapporto di coppia riuscito e che funziona bene, in cui entrambi i partner possono affermare di essere veramente felici.
A parte il suddetto consiglio di carattere generale, a chi è veramente attento e motivato a vivere un rapporto di coppia sereno, equilibrato ed armonico si potrebbe suggerire di approfondire la conoscenza dell’altro facendo ricorso ad alcuni semplici strumenti della comunicazione interpersonale e dell’intelligenza emotiva, primo fra tutti “il campo di esperienza”. Che è un’entità intrapsichica, ossia un costrutto mentale, che più semplicemente può essere definito come la nostra “mappa mentale”; e il concetto di mappa mentale è, in una certa misura, assimilabile a quello di “forma mentis”.
Il “campo di esperienza” è quindi una specie di doppio filtro che ognuno possiede, attraverso il quale passano informazioni in entrata (input) e in informazioni uscita (output) con le quali ogni individuo interagisce con l’ambiente esterno. Come filtro in entrata il “campo di esperienza” agisce come interprete e traduttore degli stimoli di varia natura provenienti dall’ambiente esterno (autopercezione), e questo permette all’individuo di comprendere e attribuire significato a tutto ciò che accade intorno a lui attraverso un processo di decodifica delle informazioni ricevute dai vari sensi e canali (visivo, uditivo, cinestesico) che non è mai casuale, proprio perché filtrato attraverso il “campo di esperienza” personale. Ma, come già detto, il “campo di esperienza”, opera anche nella direzione opposta come filtro in uscita e questo consente a chi comunica di adattare il proprio comportamento alla situazione e quindi di esibire, di volta in volta, un comportamento che risulterà più o meno emotivamente intelligente e/o socialmente adeguato al contesto, proprio grazie alla qualità delle informazioni contenute nel propria “mappa mentale”.
Allora viene spontaneo domandarsi: se ognuno ha il proprio “campo di esperienza”, le informazioni in esso contenute sono simili o si differenziano nei partner che costituiscono una coppia? Possiamo subito affermare che sono simili le “categorie” di informazioni, ma queste generalmente si differenziano tra loro, anche se casualmente possono coincidere. Un esempio è dato dai “valori”. La categoria “valori” comprende quei principi etici, morali, deontologici che ispirano il comportamento a livello individuale. Perciò se si può affermare che ognuno ha la sua scala di valori, non è detto che quella di Mario coincida con quella di Francesca. Mario, infatti, potrebbe mettere in testa alla propria scala il valore “onestà” seguito, supponiamo, in ordine di importanza decrescente da altri valori come la lealtà, la famiglia, la libertà, la fedeltà, ecc.. L’importanza che invece Francesca potrebbe attribuire a tali valori, ammesso che per lei siano tali, potrebbe essere assolutamente diversa, e quindi il valore “onestà” potrebbe essere confinato in fondo alla sua scala di valori o non essere del tutto presente. Va da sé che l’accordo di due persone su determinati valori unisce e crea vicinanza, il disaccordo, invece, allontana. Se in una coppia al valore “fedeltà” viene attribuito un significato (peso) diverso, prima o poi potrà facilmente accadere ad uno o ad entrambi i partner di ritrovarsi impelagati in storie sentimentali alternative.
Oltre ai valori, le altre categorie di informazioni presenti nel proprio “campo di esperienza” sono quelle relative alle credenze personali, all’ambiente educativo, alla cultura, allo stile di vita, alle paure e ai pregiudizi dai quali si è affetti, agli orientamenti (politici, religiosi, sessuali, ecc.) alle norme e regole di comportamento, al carattere, all’atteggiamento mentale (ottimista, pessimista), alla struttura cognitiva (rigida, flessibile), alla competenza nella gestione delle emozioni. La struttura del campo di esperienza viene inoltre definita sulla base delle seguenti quattro coordinate fondamentali, che potremmo considerare autentici punti cardinali: interessi – obiettivi – motivazioni – benefici. Anche queste sono “categorie” di informazioni che potrebbe essere di fondamentale importanza conoscere dell’altro per poterne comprendere e in qualche modo prevedere il comportamento. Ovviamente ognuno ha i suoi interessi, i propri obiettivi sostenuti da personali motivazioni, che lasciano ipotizzare che ognuno ricerchi determinati vantaggi o benefici nel rapporto con gli altri. Per concludere potremmo considerare, quindi, il “campo di esperienza” il “motore” del comportamento, fonte importante e inesauribile di informazioni utili per conoscere meglio se stessi e gli altri. Perciò esso è, allo stesso tempo, un potente strumento di autoanalisi e un mezzo per comprendere il comportamento di chi ci sta di fronte.
Per questo motivo, tutti gli sforzi individualmente fatti per conoscere di più se stessi e gli altri verranno premiati, in quanto nel tentativo di comprendere più profondamente il partner, potremmo scoprire aree di affinità o di convergenza emotiva in grado di rafforzare anche il legame di coppia. Viceversa, se il “campo di esperienza” dell’altro è per noi un terreno assolutamente inesplorato o poco conosciuto, è evidente che si potrà correre il rischio di ritrovarsi a vivere e a parlare (non a comunicare) con un perfetto sconosciuto. E solo una paziente ed instancabile costanza e curiosità nel voler scoprire e analizzare i contenuti dell’altrui “campo di esperienza” può fare veramente luce sulla personalità del soggetto, mettendoci al riparo da sgradite sorprese. E qui, inutile dirlo, la capacità di saper porre domande e soprattutto di ascoltare con empatia, può rivelarsi un’arte davvero preziosa nel difficile viaggio intrapreso per la conoscenza del proprio partner.
Un simile comportamento potrebbe quanto meno apparire ingannevole nei confronti dell’altro che avrebbe così acquisito informazioni parziali e incomplete sul proprio interlocutore ricavandone un profilo di personalità poco vero, non autentico e soprattutto diverso dalla realtà in quanto solo parzialmente corrispondente alle vere caratteristiche psico-fisiche, relazionali ed emotive del soggetto. Ma chi intenzionalmente avesse posto in essere una simile strategia di comunicazione e di comportamento autoprotettivo e/o manipolativo pensando di far bene il suo “gioco”, presto rimarrebbe assai deluso dai risultati assolutamente negativi con i quali potrebbe chiudersi la partita a due. Infatti, su un piatto della bilancia ci sarebbe la delusione del partner “tradito” per la mal ripagata fiducia, sull’altro un sentimento ancora più grave: l’umiliazione di aver mentito a se stessi, con gravi perdite sul fronte dell’autostima.
Il decalogo
Ciò premesso, quali suggerimenti si potrebbero offrire a tutte quelle persone che si frequentano più o meno assiduamente con l’idea, il desiderio o la speranza di unirsi stabilmente in un rapporto di coppia?
Il primo consiglio di fondo è senza dubbio quello di fare della conoscenza profonda dell’altro un obiettivo importante e prioritario da cui poi dipenderà in ultima analisi il buon andamento del rapporto di coppia, che viene misurato concretamente da un particolare indicatore: la voglia di stare insieme. Si, proprio così, il tempo che si desidera trascorrere con l’altro per comunicare, giocare, amare, divertirsi, crescere, ma anche per affrontare insieme i problemi della quotidianità, diventa un tempo di vita che indirettamente è la misura di un rapporto di coppia riuscito e che funziona bene, in cui entrambi i partner possono affermare di essere veramente felici.
A parte il suddetto consiglio di carattere generale, a chi è veramente attento e motivato a vivere un rapporto di coppia sereno, equilibrato ed armonico si potrebbe suggerire di approfondire la conoscenza dell’altro facendo ricorso ad alcuni semplici strumenti della comunicazione interpersonale e dell’intelligenza emotiva, primo fra tutti “il campo di esperienza”. Che è un’entità intrapsichica, ossia un costrutto mentale, che più semplicemente può essere definito come la nostra “mappa mentale”; e il concetto di mappa mentale è, in una certa misura, assimilabile a quello di “forma mentis”.
Il “campo di esperienza” è quindi una specie di doppio filtro che ognuno possiede, attraverso il quale passano informazioni in entrata (input) e in informazioni uscita (output) con le quali ogni individuo interagisce con l’ambiente esterno. Come filtro in entrata il “campo di esperienza” agisce come interprete e traduttore degli stimoli di varia natura provenienti dall’ambiente esterno (autopercezione), e questo permette all’individuo di comprendere e attribuire significato a tutto ciò che accade intorno a lui attraverso un processo di decodifica delle informazioni ricevute dai vari sensi e canali (visivo, uditivo, cinestesico) che non è mai casuale, proprio perché filtrato attraverso il “campo di esperienza” personale. Ma, come già detto, il “campo di esperienza”, opera anche nella direzione opposta come filtro in uscita e questo consente a chi comunica di adattare il proprio comportamento alla situazione e quindi di esibire, di volta in volta, un comportamento che risulterà più o meno emotivamente intelligente e/o socialmente adeguato al contesto, proprio grazie alla qualità delle informazioni contenute nel propria “mappa mentale”.
Allora viene spontaneo domandarsi: se ognuno ha il proprio “campo di esperienza”, le informazioni in esso contenute sono simili o si differenziano nei partner che costituiscono una coppia? Possiamo subito affermare che sono simili le “categorie” di informazioni, ma queste generalmente si differenziano tra loro, anche se casualmente possono coincidere. Un esempio è dato dai “valori”. La categoria “valori” comprende quei principi etici, morali, deontologici che ispirano il comportamento a livello individuale. Perciò se si può affermare che ognuno ha la sua scala di valori, non è detto che quella di Mario coincida con quella di Francesca. Mario, infatti, potrebbe mettere in testa alla propria scala il valore “onestà” seguito, supponiamo, in ordine di importanza decrescente da altri valori come la lealtà, la famiglia, la libertà, la fedeltà, ecc.. L’importanza che invece Francesca potrebbe attribuire a tali valori, ammesso che per lei siano tali, potrebbe essere assolutamente diversa, e quindi il valore “onestà” potrebbe essere confinato in fondo alla sua scala di valori o non essere del tutto presente. Va da sé che l’accordo di due persone su determinati valori unisce e crea vicinanza, il disaccordo, invece, allontana. Se in una coppia al valore “fedeltà” viene attribuito un significato (peso) diverso, prima o poi potrà facilmente accadere ad uno o ad entrambi i partner di ritrovarsi impelagati in storie sentimentali alternative.
Oltre ai valori, le altre categorie di informazioni presenti nel proprio “campo di esperienza” sono quelle relative alle credenze personali, all’ambiente educativo, alla cultura, allo stile di vita, alle paure e ai pregiudizi dai quali si è affetti, agli orientamenti (politici, religiosi, sessuali, ecc.) alle norme e regole di comportamento, al carattere, all’atteggiamento mentale (ottimista, pessimista), alla struttura cognitiva (rigida, flessibile), alla competenza nella gestione delle emozioni. La struttura del campo di esperienza viene inoltre definita sulla base delle seguenti quattro coordinate fondamentali, che potremmo considerare autentici punti cardinali: interessi – obiettivi – motivazioni – benefici. Anche queste sono “categorie” di informazioni che potrebbe essere di fondamentale importanza conoscere dell’altro per poterne comprendere e in qualche modo prevedere il comportamento. Ovviamente ognuno ha i suoi interessi, i propri obiettivi sostenuti da personali motivazioni, che lasciano ipotizzare che ognuno ricerchi determinati vantaggi o benefici nel rapporto con gli altri. Per concludere potremmo considerare, quindi, il “campo di esperienza” il “motore” del comportamento, fonte importante e inesauribile di informazioni utili per conoscere meglio se stessi e gli altri. Perciò esso è, allo stesso tempo, un potente strumento di autoanalisi e un mezzo per comprendere il comportamento di chi ci sta di fronte.
Per questo motivo, tutti gli sforzi individualmente fatti per conoscere di più se stessi e gli altri verranno premiati, in quanto nel tentativo di comprendere più profondamente il partner, potremmo scoprire aree di affinità o di convergenza emotiva in grado di rafforzare anche il legame di coppia. Viceversa, se il “campo di esperienza” dell’altro è per noi un terreno assolutamente inesplorato o poco conosciuto, è evidente che si potrà correre il rischio di ritrovarsi a vivere e a parlare (non a comunicare) con un perfetto sconosciuto. E solo una paziente ed instancabile costanza e curiosità nel voler scoprire e analizzare i contenuti dell’altrui “campo di esperienza” può fare veramente luce sulla personalità del soggetto, mettendoci al riparo da sgradite sorprese. E qui, inutile dirlo, la capacità di saper porre domande e soprattutto di ascoltare con empatia, può rivelarsi un’arte davvero preziosa nel difficile viaggio intrapreso per la conoscenza del proprio partner.
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