31 ago 2006

LINUX CHE PIACERE


Decido di approfondire le mie conoscenze sui sistemi operativi dopo aver scoperto che Microsoft, tramite il download degli aggiornamenti, inserisce un programma che individua se il sistema operativo XP è originale o copiato. Non trovo questa cosa giusta! Scopro anche, tramite una rivista di INFORMATICA, che esistono altri sistemi operativi come Linux. Esso è quasi gratuito e si trova in rete o dal giornalaio a pochi euro.
Le nuove versioni potranno girare bene senza troppi PROBLEMI di installazione su quasi tutti i computer. Il sistema originale Windows XP costa tanto mentre Linux è gratis e si può aggiornare a piacere. Ho provato due versioni di Linux, cioè Knoppix 3.7 (anno 2005) e Suse Linux Live Eval (anno 2004), niente male. Le versioni più recenti e aggiornate sono anche in lingua italiana.
VIVA LINUX

29 ago 2006

HO SCRITTO T'AMO SULLA SABBIA


Il rapporto di coppia è per sua natura caratterizzato da un’interazione dinamica e persistente tra due persone che comunicano sulla base della presunzione di una conoscenza reciproca più o meno approfondita. Ed è proprio questo aspetto, cioè la conoscenza dell’altro l’elemento più critico ed emblematico della vita a due, che sempre più spesso riserva ai componenti della coppia brutte sorprese. Infatti, spesso si pensa di conoscere il proprio partner molto bene, anzi profondamente, salvo poi a scoprire con grande delusione che di questa persona con la quale si può aver vissuto anche a lungo, si aveva una conoscenza piuttosto superficiale, soprattutto se essa (ma a volte sono coinvolti entrambi i componenti la coppia) inconsciamente o magari intenzionalmente ha comunicato ed agito con il preciso scopo di far conoscere al proprio partner la parte migliore di sé, nascondendo volutamente – per non apparire poco desiderabili o peggio ancora vulnerabili – quella parte di sé che non si accetta o che si intende volutamente tenere segreta, o addirittura ignota a se stessi.
Un simile comportamento potrebbe quanto meno apparire ingannevole nei confronti dell’altro che avrebbe così acquisito informazioni parziali e incomplete sul proprio interlocutore ricavandone un profilo di personalità poco vero, non autentico e soprattutto diverso dalla realtà in quanto solo parzialmente corrispondente alle vere caratteristiche psico-fisiche, relazionali ed emotive del soggetto. Ma chi intenzionalmente avesse posto in essere una simile strategia di comunicazione e di comportamento autoprotettivo e/o manipolativo pensando di far bene il suo “gioco”, presto rimarrebbe assai deluso dai risultati assolutamente negativi con i quali potrebbe chiudersi la partita a due. Infatti, su un piatto della bilancia ci sarebbe la delusione del partner “tradito” per la mal ripagata fiducia, sull’altro un sentimento ancora più grave: l’umiliazione di aver mentito a se stessi, con gravi perdite sul fronte dell’autostima.
Il decalogo
Ciò premesso, quali suggerimenti si potrebbero offrire a tutte quelle persone che si frequentano più o meno assiduamente con l’idea, il desiderio o la speranza di unirsi stabilmente in un rapporto di coppia?
Il primo consiglio di fondo è senza dubbio quello di fare della conoscenza profonda dell’altro un obiettivo importante e prioritario da cui poi dipenderà in ultima analisi il buon andamento del rapporto di coppia, che viene misurato concretamente da un particolare indicatore: la voglia di stare insieme. Si, proprio così, il tempo che si desidera trascorrere con l’altro per comunicare, giocare, amare, divertirsi, crescere, ma anche per affrontare insieme i problemi della quotidianità, diventa un tempo di vita che indirettamente è la misura di un rapporto di coppia riuscito e che funziona bene, in cui entrambi i partner possono affermare di essere veramente felici.
A parte il suddetto consiglio di carattere generale, a chi è veramente attento e motivato a vivere un rapporto di coppia sereno, equilibrato ed armonico si potrebbe suggerire di approfondire la conoscenza dell’altro facendo ricorso ad alcuni semplici strumenti della comunicazione interpersonale e dell’intelligenza emotiva, primo fra tutti “il campo di esperienza”. Che è un’entità intrapsichica, ossia un costrutto mentale, che più semplicemente può essere definito come la nostra “mappa mentale”; e il concetto di mappa mentale è, in una certa misura, assimilabile a quello di “forma mentis”.
Il “campo di esperienza” è quindi una specie di doppio filtro che ognuno possiede, attraverso il quale passano informazioni in entrata (input) e in informazioni uscita (output) con le quali ogni individuo interagisce con l’ambiente esterno. Come filtro in entrata il “campo di esperienza” agisce come interprete e traduttore degli stimoli di varia natura provenienti dall’ambiente esterno (autopercezione), e questo permette all’individuo di comprendere e attribuire significato a tutto ciò che accade intorno a lui attraverso un processo di decodifica delle informazioni ricevute dai vari sensi e canali (visivo, uditivo, cinestesico) che non è mai casuale, proprio perché filtrato attraverso il “campo di esperienza” personale. Ma, come già detto, il “campo di esperienza”, opera anche nella direzione opposta come filtro in uscita e questo consente a chi comunica di adattare il proprio comportamento alla situazione e quindi di esibire, di volta in volta, un comportamento che risulterà più o meno emotivamente intelligente e/o socialmente adeguato al contesto, proprio grazie alla qualità delle informazioni contenute nel propria “mappa mentale”.
Allora viene spontaneo domandarsi: se ognuno ha il proprio “campo di esperienza”, le informazioni in esso contenute sono simili o si differenziano nei partner che costituiscono una coppia? Possiamo subito affermare che sono simili le “categorie” di informazioni, ma queste generalmente si differenziano tra loro, anche se casualmente possono coincidere. Un esempio è dato dai “valori”. La categoria “valori” comprende quei principi etici, morali, deontologici che ispirano il comportamento a livello individuale. Perciò se si può affermare che ognuno ha la sua scala di valori, non è detto che quella di Mario coincida con quella di Francesca. Mario, infatti, potrebbe mettere in testa alla propria scala il valore “onestà” seguito, supponiamo, in ordine di importanza decrescente da altri valori come la lealtà, la famiglia, la libertà, la fedeltà, ecc.. L’importanza che invece Francesca potrebbe attribuire a tali valori, ammesso che per lei siano tali, potrebbe essere assolutamente diversa, e quindi il valore “onestà” potrebbe essere confinato in fondo alla sua scala di valori o non essere del tutto presente. Va da sé che l’accordo di due persone su determinati valori unisce e crea vicinanza, il disaccordo, invece, allontana. Se in una coppia al valore “fedeltà” viene attribuito un significato (peso) diverso, prima o poi potrà facilmente accadere ad uno o ad entrambi i partner di ritrovarsi impelagati in storie sentimentali alternative.
Oltre ai valori, le altre categorie di informazioni presenti nel proprio “campo di esperienza” sono quelle relative alle credenze personali, all’ambiente educativo, alla cultura, allo stile di vita, alle paure e ai pregiudizi dai quali si è affetti, agli orientamenti (politici, religiosi, sessuali, ecc.) alle norme e regole di comportamento, al carattere, all’atteggiamento mentale (ottimista, pessimista), alla struttura cognitiva (rigida, flessibile), alla competenza nella gestione delle emozioni. La struttura del campo di esperienza viene inoltre definita sulla base delle seguenti quattro coordinate fondamentali, che potremmo considerare autentici punti cardinali: interessi – obiettivi – motivazioni – benefici. Anche queste sono “categorie” di informazioni che potrebbe essere di fondamentale importanza conoscere dell’altro per poterne comprendere e in qualche modo prevedere il comportamento. Ovviamente ognuno ha i suoi interessi, i propri obiettivi sostenuti da personali motivazioni, che lasciano ipotizzare che ognuno ricerchi determinati vantaggi o benefici nel rapporto con gli altri. Per concludere potremmo considerare, quindi, il “campo di esperienza” il “motore” del comportamento, fonte importante e inesauribile di informazioni utili per conoscere meglio se stessi e gli altri. Perciò esso è, allo stesso tempo, un potente strumento di autoanalisi e un mezzo per comprendere il comportamento di chi ci sta di fronte.
Per questo motivo, tutti gli sforzi individualmente fatti per conoscere di più se stessi e gli altri verranno premiati, in quanto nel tentativo di comprendere più profondamente il partner, potremmo scoprire aree di affinità o di convergenza emotiva in grado di rafforzare anche il legame di coppia. Viceversa, se il “campo di esperienza” dell’altro è per noi un terreno assolutamente inesplorato o poco conosciuto, è evidente che si potrà correre il rischio di ritrovarsi a vivere e a parlare (non a comunicare) con un perfetto sconosciuto. E solo una paziente ed instancabile costanza e curiosità nel voler scoprire e analizzare i contenuti dell’altrui “campo di esperienza” può fare veramente luce sulla personalità del soggetto, mettendoci al riparo da sgradite sorprese. E qui, inutile dirlo, la capacità di saper porre domande e soprattutto di ascoltare con empatia, può rivelarsi un’arte davvero preziosa nel difficile viaggio intrapreso per la conoscenza del proprio partner.

27 ago 2006

L'INCANTESIMO DELLA POLITICA


A 150 GIORNI DALLE ELEZIONI DEL 9 APRILE 2006

1) NESSUNA MODIFICA LEGGE BIAGI

2) SCARCERATI DELINQUENTI

3) IMMIGRAZIONE CLANDESTINA E CONTINUI SBARCHI)

4) GUERRA IN LIBANO, INVIO TRUPPE


5) NESSUNA IDEA SULL' ENERGIA

26 ago 2006

BENVENUTI IN LIBANO

DICHIARAZIONE DEL MINISTRO MASSIMO D'ALEMA:

«NON MANDIAMO FANTACCINI» - In Libano «non mandiamo fantaccini ma una forza militare di grande consistenza e competenza», ha affermato il vice presidente del Consiglio. «Non mandiamo osservatori disarmati che guardano il cielo per vedere se passa un razzo. La forza di terra sarà assai consistente e ci saranno anche forze aero-navali». D'Alema ha poi detto che l'Italia è favorevole a un impegno dei Paesi musulmani e ritiene «auspicabile che la Turchia dia una risposta positiva all'appello di Annan».
Il governo italiano si appresta a mandare in Libano i nostri militari invece di far vigilare loro le nostre coste dove avvengono continui sbarchi di CLANDESTINI. Prepariamoci al grande SUCCESSO come lo definisce Prodi. Secondo me ci aspetta un anno di telegiornali con il cuore in mano e di preoccupazioni.

25 ago 2006

COINCIDENZE E CALCIO

Dal 1989 hanno vinto lo scudetto solo Juventus e Milan ad esclusione del Napoli anno 1990 (dirigente: Moggi); Sampdoria anno 1991 con finale champions nel 1992 contro il Barcellona (Nel 1992, la città di Genova celebrava i 550 anni della scoperta dell'America e il Barcellona era la città delle olimpiadi); Lazio anno 1999-2000 (anno del Giubileo); Roma 2000-2001 (anno del Giubileo); Il Porto vince la champions proprio l'anno in cui il Portogallo ospita gli europei di calcio. Agli europei vince la Grecia !!! (un mese dopo olimpiadi di Atene e così via)…

23 ago 2006

IL SONNO

COS'E' IL SONNO

Gli esseri umani hanno al loro interno una sorta di orologio biologico che influenza alcuni processi fisiologici e che condiziona le ore di veglia e quelle di sonno. Il funzionamento di questo orologio corrisponde al ciclo circadiano (dal latino circa diem = circa un giorno), il quale regola attraverso l'azione di messaggeri chimici e nervosi i processi organici che avvengono ogni giorno nel nostro corpo; la digestione, la minzione, l'evacuazione, la crescita e il ricambio cellulare sono alcuni esempi. Il nostro orologio biologico determina anche l'alternanza dei periodi di sonno e di veglia con un intervallo piuttosto regolare e costante all'interno del ritmo circadiano, a meno che intervengano alcuni fattori che dall'esterno possono condizionarne in parte il funzionamento. Un regolare ciclo di sonno e veglia fa si che il nostro orologio biologico influisca positivamente sulla produzione ormonale ottenendo una sufficiente condizione di vigilanza diurna e un soddisfacente riposo notturno. Durante il sonno il livello basso di adrenalina e di corticosteroidi, che sono gli ormoni associati alla condizione di veglia, danno la possibilità all'organismo di sfruttare i più elevati livelli di ormone della crescita, prodotto dall'ipofisi nelle ore notturne. Dormendo diminuisce lentamente la temperatura corporea fino a raggiungere circa un grado meno del valore serale. Quando la temperatura si abbassa e raggiunge il livello minimo, e questo coincide con bassi valori di adrenalina, noi ci sentiamo stanchi. Verso il finire della notte, con le prime luci dell'alba, è più difficoltoso dormire o rimanere addormentati, perché verso le 5 del mattino i livelli ormonali incominciano a crescere ed aumenta anche la temperatura corporea. Il ciclo di sonno e di veglia è regolato da un altro ormone, la melatonina, prodotto dall'epifisi, piccola ghiandola situata nel cervello. La luce, penetrando nell'occhio attraverso i nervi, manda un messaggio all'epifisi che, in base alla quantità di luce in arrivo, blocca o stimola la produzione di melatonina. Il buio determina la produzione di questo ormone che dà il segnale all'organismo il quale rallenta lentamente le sue attività e si prepara al sonno.

FASI DEL SONNO

Tutto quello che oggi si conosce sul sonno è stato scoperto grazie a particolari esami basati sul monitoraggio delle onde cerebrali, sull'elettroencefalogramma che registra l'attività elettrica del cervello, attraverso l'elettrooculografia che registra i movimenti oculari e con l'elettromiografia che rileva i movimenti muscolari. Gli studiosi hanno evidenziato che il sonno non è uguale per tutta la sua durata ma è caratterizzato dalla presenza di 2 fasi principali:
LA FASE REM: sonno paradosso
LA FASE NON-REM: sonno ortodosso
Il termine REM deriva dal fatto che durante tale fase gli occhi si muovono con movimenti ritmici rapidi (dall'inglese rapid eye movements = movimenti oculari veloci). In questa fase, che si verifica normalmente 4 o 5 volte per notte, si fanno sogni molto intensi.Il termine sonno paradosso deriva dal fatto che l'elevata attività celebrale e i rapidi movimenti oculari che caratterizzano questa fase sono in contrasto con il grado di generale rilassamento muscolare.Durante la notte si verificano diversi cicli del sonno della durata di 90-100 minuti caratterizzati dal passaggio attraverso vari stadi del sonno e la fase REM.

stadio 1

L'attività celebrale rallenta e le onde alfa dell'elettroencefalogramma, che sono tipiche dello stato di veglia in rilassamento ad occhi chiusi, vengono sostituite da ondulazioni abbastanza regolari
stadio 2 - "SONNO LEGGERO"

In questo stadio prevalgono le onde con brevi esplosioni di attività celebrale, "fusi del sonno
stadio 3 - "SONNO PROFONDO"

Le onde cerebrali diventano lente e grandi. E' il primo sonno vero e dura circa la metà del tempo totale del sonno.

stadio 4 - "SONNO PROFONDO EFFETTIVO"

E' quello del sonno più profondo, quando il nostro organismo si rigenera. Le onde corrispondenti all'attività cerebrale di questo momento sono piuttosto lente. Le fasi di sonno REM, della durata di circa 15 minuti, sono caratterizzate da sogni intensi e da movimenti oculari ritmici e rapidi. Nel corso della notte diminuiscono progressivamente le fasi di sonno profondo e aumentano di durata e di intensità le fasi REM. Un giovane adulto arriva al sonno REM più o meno 90 minuti dopo l'addormentamento; questa fase, che si ripete all'incirca ogni 2 ore, dura sempre un po' di più fino ad arrivare al momento più lungo che precede il risveglio. I vari studi fatti sul sonno concordano nell'affermare che sia il sonno REM che quello non-REM sono necessari per essere in buona salute, ma ancora non si conosce bene il ruolo specifico di ognuno. Sappiamo che durante il sonno non-REM si ha una produzione elevata dell'ormone della crescita che è vitale per la salute fisica, mentre nel sonno REM aumenta il flusso sanguigno verso il cervello e questo è utile per la salute mentale. Se una persona è disturbata in fase REM o nel momento di sonno profondo, facilmente presenta sintomi di stress e di nervosismo.

QUANTO BISOGNA DORMIRE

Non è possibile stabilire una durata del sonno ottimale, non esiste un tempo standard, perché questo è un fatto individuale e diverso da una persona all'altra. Importante è la qualità del sonno piuttosto che la quantità che varia secondo le esigenze personali. E' comunque noto che il fabbisogno di sonno diminuisce con l'età: Il sonno essenziale, determinato da sonno profondo e da sonno REM, è quello maggiormente riposante: succede che anche chi dorme poco, riesce comunque a soddisfare la sua esigenza quando dorme di questo sonno essenziale. Le caratteristiche psicologiche personali sembra che possano in qualche modo determinare l'esigenza nei confronti del sonno. La persona estroversa, energica, lavoratrice accanita, ambiziosa e sicura di sé generalmente dorme poco mentre il soggetto che facilmente si preoccupa, insoddisfatto di sé, un po' nevrotico, creativo tende a dormire per tempi più lunghi. Alcune persone si rapportano ad altre e, dato il minor numero di ore di sonno durante le quali dormono, pensano di essere afflitti dall'insonnia. In realtà esistono soggetti che realmente necessitano di meno ore di sonno rispetto ad altri, ma che, pur dormendo soltanto 4 o 5 ore per notte, si sentono bene e riposati come chi ne dorme 9. Questa è una condizione estremamente soggettiva e sta a dimostrare quanto sia importante capire il personale ritmo naturale del sonno. Imparare a conoscere le nostre esigenze significa anche evitare inutili stress, per esempio andare a coricarsi troppo presto e non riuscire ad addormentarsi velocemente può creare il dubbio di avere un problema quando in realtà basterebbe cambiare leggermente l'orario e adeguarlo alla nostra esigenza fisica. E' importante sentirsi bene e riposati il giorno successivo, perché se questa sensazione di benessere non dovesse accompagnarci nelle ore diurne, allora potrebbe realmente esserci un problema da risolvere.

Poco sonno o troppo sonno

Quando, per un qualsiasi motivo, perdiamo ore di sonno, manifestiamo un po' di stanchezza il giorno dopo, ma certamente questo non è dannoso per la salute. Il sonno perso viene recuperato facilmente il giorno successivo proprio grazie alla capacità di autoregolazione del nostro organismo. I problemi possono insorgere quando, nonostante il bisogno e la richiesta di sonno del corpo, non è possibile riposare e soddisfare l'esigenza fisiologica. Tutta una serie di fattori, come lo stress o gli orari di lavoro, possono influire negativamente sul sonno e impediscono all'organismo di riposare in modo adeguato. Esiste un tempo minimo e indispensabile alla sopravvivenza che deve essere dedicato al sonno. Il corpo ha bisogno di dormire almeno due ore al giorno per vivere e l'orologio biologico determina anche il numero massimo di ore da dedicare al sonno: 15 ore. Questi dati sono il risultato di esperimenti eseguiti su persone le quali, dopo essere state private del sonno per tempi lunghi, non dormirono mai per più di 15 ore consecutive. Un debito di sonno viene recuperato dal corpo con una sola notte di riposo. Il tempo da dedicare al sonno è un discorso delicato, perché dormire poco crea tutta una serie di disturbi, ma dormire troppo a lungo causa altrettanti fastidi. Chi dorme male, poco e non riposa a sufficienza diventa irascibile, nervoso, perde la concentrazione, la memoria e si deprime. Chi dedica troppo tempo al sonno si innervosisce e accusa un calo del rendimento esattamente come chi dorme poco. Saper dormire in modo regolare, per un numero di ore adeguato alla nostra esigenza fisica è sinonimo di salute e di benessere sia fisico che mentale. Alcuni fattori esterni possono condizionare l'esigenza personale del sonno. Variazioni ormonali, tipiche quelle che avvengono nella donna durante il ciclo mensile, influiscono sulla qualità e sulla quantità del sonno.

Il sonnellino pomeridiano

Un fatto discusso è quello del sonnellino pomeridiano, abbastanza comune nella nostra cultura mediterranea. Dormire nelle ore pomeridiane può aiutare, può avere un effetto benefico, può dare un piacevole sollievo; ma non può sostituire il sonno notturno, ne si può pensare di recuperare le ore di sonno perse durante la notte con il sonnellino del pomeriggio. Il sonno pomeridiano non dovrebbe mai durare per più di trenta minuti, perché con un riposo più lungo si passerebbe al sonno profondo dal quale è difficile risvegliarsi e questo ci fa sentire peggio di come ci sentivamo prima del riposo.

21 ago 2006

LA MEMORIA


Tecniche e strategie
per rinforzare la memoria


«Non ho più memoria».«Devo studiare a memoria, altrimenti non ricordo nulla». «Ho dei continui vuoti di memoria, devo ricorrere ai ricostituenti». Quando si parla di studio la nostra memoria viene continuamente tirata in ballo, ma ricorrono spesso pregiudizi e imprecisioni, come quelli appena citati.
Si può tranquillamente sostenere che nessuno è privo di memoria, a patto che non abbia subito gravi shock o lesioni cerebrali. Anzi, la nostra memoria ha un potenziale che nemmeno immaginiamo, è certamente sotto-utilizzata. Sembra che le persone più geniali sfruttino le proprie capacità mnemoniche solo per il 20%, mentre i comuni mortali le utilizzano al 12% delle loro possibilità.
Studiare a memoria serve a poco, soprattutto se manca un interesse specifico, una riflessione personale; può essere addirittura controproducente, perché induce alla noia. È provato che l'apprendimento è direttamente proporzionale al livello di interesse e al coinvolgimento emotivo che si prova studiando, leggendo o ascoltando un qualsiasi argomento; sono proprio tali variabili che rendono indelebili alcuni ricordi.
I vuoti di memoria sono ricorrenti nelle persone ansiose che di solito non riescono a pianificare nel tempo il proprio studio. La perdita di memoria è una sensazione frequente nelle persone che, per vari motivi, vivono una situazione stressante, per mancanza di sonno, per sovraffaticamento, per carenze alimentari o per eccessi di tossine assimilate (fumo, alcolici, farmaci e droghe).
La consapevolezza dei meccanismi che regolano e rinforzano la nostra memoria e una buona gestione del tempo e del metodo di studio possono migliorare considerevolmente il rendimento negli studi.

Come funziona la nostra memoria
Noi tutti continuamente veniamo bombardati da una serie infinita di stimoli e dobbiamo operare delle scelte, selezionare, isolare, respingere o al contrario catturare dati e informazioni. Un tempo si riteneva che la memoria fosse paragonabile ad un immenso schedario nel quale confluivano dati e ricordi che venivano sistematizzati secondo uno schema più o meno logico.
In realtà la nostra memoria non è un luogo dove i ricordi vengono immagazzinati, ma fa parte di un delicato e complesso processo che ci permette, tra l'altro, di compiere tutti quei gesti più o meno abituali, più o meno banali che ci consentono di vivere. Esistono quattro tipi di memoria:
1) immediata
2) a breve termine
3) a medio termine
4) a lungo termine
Memoria immediata. Attraverso di essa riusciamo a registrare gli stimoli che percepiamo e a dare loro un significato. Questo avviene in tempi velocissimi mettendo a confronto il nuovo stimolo con quanto appartiene alla memoria a lungo termine. La predisposizione più o meno favorevole ad iniziare a studiare una materia è legata a questo processo. Se nel passato abbiamo avuto solo risultati negativi nell'affrontare per esempio studi matematici, di fronte ad un testo di analisi matematica scatterà una sensazione di noia o di ansia che ostacolerà l'apprendimento della materia. La noia è un atteggiamento appreso che si può modificare.
Memoria a breve termine. Quando uno stimolo riconosciuto è ritenuto importante entra nella memoria a breve termine, ma se non è sostenuto da un interesse particolare decade dopo pochi minuti o addirittura una manciata di secondi. Ne è un classico esempio un numero telefonico trovato sull'elenco che si memorizza solo per il tempo necessario che occorre per comporlo. Al termine della telefonata è già caduto nel dimenticatoio.
Memoria a medio termine. Essa è funzionale, cioè è quella che mette in atto lo studente che si prepara solo in funzione dell'imminente interrogazione o per superare un esame di poco conto. È frutto di uno studio superficiale che darà risultati poco brillanti e difficilmente i suoi contenuti entreranno a far parte del prezioso bagaglio della memoria a lungo termine se non è stata toccata la sfera delle emozioni.
Memoria a lungo termine
. È quella che conserva nel tempo, anche per sempre, il senso e il significato delle informazione e degli eventi associati di solito ad emozioni, a sensazioni positive o negative, comunque a stati d'animo che hanno colpito in passato le corde emotive. Sono i ricordi a lungo termine i responsabili delle profonde e salde connessioni tra i neuroni, a livello sinaptico. I ricordi che si utilizzano e che interessano maggiormente si legano all'attivazione della produzione del Rna e di specifiche sostanze proteiche che scrivono in modo indelebile una traccia nel nostro cervello.

Le mnemotecniche
La memoria fonda le sue radici sui cinque sensi, sulle emozioni e sulle associazioni.

La sensorialità
Se vogliamo scoprire quale è il nostro canale sensoriale privilegiato attraverso il quale apprendiamo e ricordiamo con più facilità, possiamo provare a fare un semplicissimo esercizio. Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare un cane. Certamente ognuno avrà visualizzato con gli occhi della mente senza difficoltà un cane, ma come siamo arrivati alla nostra immagine? Molti avranno solo visto il cane in movimento o statico come in una fotografia. Altri avranno ricordato anche la voce del cane che abbaia o guaisce. Altri ancora avranno addirittura evocato le sensazioni tattili che si provano quando il cane fa le feste o lecca la mano o quando si accarezza la sua pelliccia.
I primi hanno maggiormente memoria visiva come l'85% delle persone. I secondi hanno ben sviluppata la memoria auditiva (circa il 10% delle persone), mentre il restante 5% ha memoria cinestesica, ricorda con efficacia anche attraverso il gusto, l'olfatto e il tatto.
Se si vogliono sfruttare queste capacità nello studio si possono seguire tecniche e strategie adeguate (vedi tabella). Mettendo in pratica tutte queste strategie, e altre ancora, si potenzia la propria capacità di apprendimento del 100%.

L'emotività
Il ricordo associato alle emozioni abbiamo già detto che è inossidabile, più durevole nel tempo. Ma come è possibile indurre artificialmente un'emozione quando si studia? Giocando ad esempio con l'immaginazione, cercando di associare al testo immagini quanto più buffe, grottesche, esasperate, tanto da suscitare in sé una qualche sensazione. Inoltre l'atteggiamento stesso che si prova aprendo i libri può giocare a favore o a sfavore. La noia, l'insofferenza creano emozioni negative, di rifiuto. L'interesse, il voler scoprire, la curiosità, l'aspettativa, creano un terreno favorevole allo sviluppo di emozioni positive e sono dei veri e propri facilitatori dell'apprendimento.
Lo studente che davanti al libro di testo ha la sensazione di leggere senza ricordare nulla. è probabile che abbia un atteggiamento passivo, negativo verso i libri. Una tecnica semplice per migliorare il rendimento dello studio è permettere al libro di modificare il lettore. Modificare il suo modo di pensare, farlo riflettere, fargli fare delle considerazioni, fargli provare, delle emozioni. E questo dipende essenzialmente dalla disponibilità del lettore.

Le associazioni
È più facile ricordare un'informazione nuova se la si associa ad una vecchia informazione ormai acquisita. Ecco perché il ripasso è determinante non solo per rinforzare i contenuti già assimilati, ma anche per ricordare i nuovi. Così come è altrettanto utile fare associazioni e collegamenti trasversali tra le varie discipline.

Come affrontare il colloquio d'esame
La cosiddetta paura d'esame
Il respiro si fa più affannoso, i battiti cardiaci rimbombano nel petto, lo stomaco si serra, i muscoli si irrigidiscono, sembra di non ricordare più nulla e le parole fanno fatica ad uscire. Sono i sintomi della paura d'esame, più diffusa di quanto si creda.
La paura degli esami nasconde in realtà la paura del giudizio altrui. È come se il voto fosse dato alla persona, non alla sua preparazione. Un insuccesso è quindi vissuto come un fallimento e non semplicemente come l'indice di un metodo inadeguato, di un'esposizione carente o di una preparazione frettolosa o insufficiente. Si perde di vista il fatto che il voto altro non è che un controllo necessario per verificare se si sta procedendo in maniera adeguata verso l'obiettivo finale.
La paura degli esami procura ansia, condiziona, blocca. Il rendimento risulta normalmente inferiore al livello di preparazione e questo comporta con il tempo un accumulo di insuccessi e di frustrazioni. Alla lunga ne risente la fiducia in sé e, tenendo conto che tali problemi affliggono soprattutto le persone più insicure, si può capire quale sia il disagio interiore dovuto a questo perverso circolo vizioso.
Non ci sono facili ricette per ribaltare tali stati d'animo né per eliminare le insicurezze individuali. Molto spesso esse derivano dal contesto sociale dell'individuo, dalla sua storia familiare, da pregresse esperienze scolastiche non proprio positive. Sono aspetti della personalità che hanno radici profonde e che, nei casi più acuti, possono richiedere l'intervento dello psicologo.
Ci sono però strade che è possibile percorrere se non altro per tenere sotto controllo lo stato ansioso e per attivare lo stato d'animo positivo.

Psicologia del successo (il guerriero che combatte)
Da oltre un decennio di ricerche sull'argomento è risultato che solo il 5% delle persone è in grado di affrontare la vita con successo, il rimanente 95% non lo è.
Il successo non è qualcosa di casuale, che capita ad alcuni e ad altri no. Il successo nella vita può essere previsto, costruito e raggiunto.
Alla base di un successo programmato vi è un semplice stato d'animo, un atteggiamento mentale positivo.
William James, docente dell'Università di Harvard e padre della psicologia americana diceva: «La scoperta più importante della mia generazione è che gli esseri umani possono modificare la loro vita cambiando il loro atteggiamento mentale».
È la solita legge della causa e dell'effetto. Tutto ciò che diciamo o facciamo causerà un effetto. La persona che non ha il desiderio di apprendere (atteggiamento mentale negativo) non imparerà molto, fin quando non cambierà il suo atteggiamento.
Di solito chi ha un atteggiamento mentale negativo è convinto che per realizzare qualcosa il mondo debba cambiare, la realtà debba modificarsi (Voglio un aumento di stipendio, dopo renderò di più).
Chi ha sviluppato un atteggiamento mentale positivo sa che è possibile realizzare ciò che ha in mente per il solo fatto di poterlo pensare (Renderò di più, dopo avrò un aumento).
La fortuna conta, ma occorre saperla cogliere; si potrebbe dire che la fortuna è l'incontro tra la preparazione e l'opportunità .

Le chiavi del successo
Che cosa accomuna quel 5% di persone che nella vita hanno costantemente successo? Alcuni semplici ingredienti: sanno definire con chiarezza le loro mete, sono motivati a raggiungerle, sono preparati e credono nelle proprie capacità.

Definire la meta
È il primo passo. Bisogna stabilire con chiarezza dove si vuole arrivare e ciò che si vuole ottenere. Devono essere mete realistiche per poter essere raggiunte ed è necessario dare un ordine di priorità agli obiettivi. Se ne può perseguire solo uno alla volta, senza farsi distrarre da falsi problemi. In proposito una recente indagine stima che la gente si preoccupa: per il 40% di cose che non accadranno mai; per il 30% di fatti passati che non possono essere cambiati; per il 12% della salute, ma senza motivo; per il 10% di faccende banali. Solo l'8% delle nostre preoccupazioni riguardano motivi seri. Nell'92% dei casi risulta che normalmente si sprecano energie e si vivono angosce che non possono risolvere nessun problema.

Essere motivati
Se non si è convinti di ciò che si vuole raggiungere difficilmente lo si otterrà. La convinzione e la determinazione sono alla base del successo dei propri sforzi ed è bene che la motivazione sia intrinseca, nasca cioè da un reale e personale convincimento. Studiare per dare soddisfazione a qualcuno, fossero anche i genitori, non è sufficiente per superare ostacoli e momenti difficili. Basta un litigio in famiglia per far crollare la motivazione e, paradossalmente, si può arrivare ad abbandonare gli studi per far dispetto ad un genitore.

Essere preparati
L'epoca delle improvvisazioni è passata da un pezzo. Oggi senza un'adeguata preparazione si può fare poca strada. Non conta tanto quali studi intraprendere, ma come si passa il tempo sui libri. W. James diceva ai propri studenti: «Non preoccupatevi del successo dei vostri sforzi, se ogni giorno ciascuno di voi farà del suo meglio, si sveglierà un giorno trovandosi tra gli specialisti della sua generazione».

L'autostima
Uno degli elementi fondamentali per ottenere successo è certamente la fiducia nelle proprie capacità. se non si è convinti di riuscire, non si convinceranno mai gli altri e soprattutto non si intraprenderà mai la direzione che interessa. Quante volte si sentono frasi del tipo «Mi piacerebbe fare..., ma non ci riuscirò' mai», «I computers? Roba da giovani», «Le lingue straniere? Ormai ho rinunciato, non sono portato».
Noi siamo il primo ostacolo alla realizzazione delle nostre mete perché, lo abbiamo già detto, utilizziamo solo una piccolissima percentuale delle nostre potenzialità. Le capacità creative e cognitive del nostro cervello sono infinite. Secondo lo studioso russo Yefremov, se riuscissimo ad utilizzare solo la metà delle potenzialità del nostro cervello potremmo imparare a memoria l'intera enciclopedia sovietica, potremmo parlare correttamente 40 lingue e dare gli esami richiesti da una dozzina di università.
Non dimentichiamo però che, in particolare nei giovani, l'autostima è una delicata variabile che è ampliamente influenzata dal giudizio e dal comportamento degli adulti che contano (genitori, parenti, docenti).

Parola d'ordine: pianificare
Se dunque la meta è superare brillantemente l'esame, è il momento di programmare bene i tempi a disposizione in base al programma da svolgere. Tutto il programma va scorso rapidamente per verificare se ci sono eventuali lacune. Si passa quindi a suddividere la materia.
Quanto più la persona è ansiosa tanto più i tempi devono essere lunghi (entro limiti ragionevoli). In sintesi, non bisogna ridursi all'ultimo minuto.
Per sicurezza è meglio prevedere alcune giornate in più che possono essere utili per rivedere l'argomento più ostico o per rilassarsi. Vanno previsti anche gli spazi per i momenti di svago. Va fatto un conto dei reali tempi di studio quotidiano, senza bluffare. Mediamente sotto esami si possono studiare 8-10 ore al giorno.

La vigilia degli esami
Vietato il ripasso forsennato dell'ultimo giorno fino a notte inoltrata. Vietatissime le alzatacce. Al massimo è consentito uno sguardo generale agli schemi o ai riassunti, tanto per avere sotto controllo il quadro generale della materia. Il pomeriggio precedente il fatidico giorno deve essere dedicato a tutto fuorché allo studio. Una cena leggera e a letto, ma non troppo presto per evitare un'insonnia quanto mai inopportuna.

Il giorno degli esami
L'ansia si comunica e si trasmette. Bisogna quindi consigliare gli studenti di evitare la vicinanza di quei compagni iperagitati, di quelli che continuano a sfogliare in maniera forsennata i libri di testo e gli appunti cercando risposte che in quelle condizioni certo non troveranno. In questi casi meglio allontanarsi con calma (tanto loro non se ne accorgeranno) e riprendersi, respirando profondamente.
Se durante l'interrogazione non è chiara la domanda, si chieda pure un chiarimento, piuttosto che dare una risposta fuori tema. Se si è incerti nella risposta meglio evitare di fare scena muta, semmai si può ritrovare ad alta voce il bandolo del ragionamento per rientrare in carreggiata.

Di fronte alla commissione, occhio ai gesti
Quando si comunica, le parole, al di là del contenuto, servono a poco. Ci esprimiamo con le parole solo per il 15%. La parte del leone la fanno i gesti e i movimenti del corpo per il 51%. Gli elementi paraverbali (inflessione, tono, timbro della voce e l'uso delle pause) contano per il 34% .
La nostra comunicazione avviene quindi maggiormente attraverso piccoli gesti che trasmettono messaggi significativi.
La tensione del candidato è evidente dal rossore delle guance e delle orecchie, dalle palpebre che sbattono con troppa frequenza, dalla sudorazione e salivazione che aumentano, ma anche da tutti i movimenti che hanno per oggetto il naso.
Strofinare, grattare la punta del naso o premere le narici sono gesti che dimostrano una forte tensione, così come grattare i sopraccigli o l'angolo interno dell'occhio.
Stare seduti tenendo gambe e braccia incrociate indica chiusura e rifiuto.
I gesti più riconoscibili sono quelli che rivelano un'incongruenza fra quello che si dice a parole e ciò che si manifesta con il corpo. È bene quindi andare psicologicamente ben disposti verso gli esaminatori per evitare l'effetto boomerang. Ogni pensiero minaccioso o comunque negativo può apparire evidente anche se si sfodera un sorriso forzato e può mettere l'interlocutore sulla stessa lunghezza d'onda, con la differenza che il manico del coltello è dall'altra parte.

Tabelle
Strategie dell'apprendimento
Tipi Strumenti privilegiati
Visivo Schemi, sintesi, grafici, mappe concettuali, disegni, rappresentazioni simboliche, ecc.
Auditivo Ascolto attivo, registrazione delle lezioni, ripetizioni ad alta voce, ecc.
Cinestesico Sottolineature del testo, appunti personali, esperienze concrete, esperimenti, ecc.

Alcuni consigli
1) Attivate uno stato d'animo positivo e ricco di risorse
2) Utilizzate tutti i sensi in fase di recezione, elaborazione, assimilazione ed evocazione
3) Usate intervalli di tempo calibrati, pianificando bene tempi e modi nello studio
4) Schematizzate e organizzate in modo logico le nozioni.
5) Allenate la memoria, rendete un'abitudine la memorizzazione di fatti, concetti e dati
6) Repetita iuvant. Il cervello ha bisogno di stimoli continui e naturalmente di un ripasso ben calibrato. Non si tratta di ripetere passivamente, ma di creare legami efficaci, associazioni significative tra il vecchio e il nuovo.

Breve decalogo per gli studenti

Prima di affrontare un esame
1) Siate preparati, abbiate uno schema mentale.
2) Il "nemico" va conosciuto. Andate ad assistere agli esami prima di darli.
3) Siate gradevoli nell'aspetto. L'abito in questo caso fa il monaco.
4) Guardate negli occhi l'esaminatore e possibilmente sorridete.
5) Sappiate ascoltare. Aspettate a rispondere finché il docente non ha concluso la domanda.
6) Attenzione al mento. Se è troppo basso tradisce la vostra insicurezza, se è troppo alto è un pericoloso gesto di sfida.
7) Siate precisi, non arrampicatevi sugli specchi. Se non sapete la risposta non dite cose inesatte.
8) Evitate battute e spiritosaggini, di solito sono fuori luogo.
9) Se avete un vuoto mentale, ammettetelo. Chiedete poi al professore di riproporvi successivamente la domanda.
10) Non dimenticate la penna. Meglio evitare di dover firmare con quella del docente e per l'emozione portarsela via.

20 ago 2006

IL FIUME TREBBIA




Ha una lunghezza di 115 km e sviluppa circa 1000 kmq di bacino idrografico, nasce dal monte Prelà nell'Appennino ligure (Genova), bagna: Ottone, Marsaglia, Bobbio, Perino, Travo, Rivergaro, Gragnano, Gossolengo, San Nicolò e sfocia nel fiume Po nei comune di Calendasco-Piacenza. E' a carattere torrentizio, durante l'estate è in regime di Magra. Ha alcuni affluenti: Cassingheno, Aveto, Perino.

18 ago 2006

LA VESPA

Giorgio Bettinelli: Solitario giro del mondo con la Vespa e la chitarra di Giovanni Bogani,

Tratto da "Gazzetta del Sud", 13 gennaio 2004


Prendere una Vespa scassata, un giorno d'estate. Mettere la prima, andarci per un po', senza casco, in calzoncini e ciabatte, in una strada polverosa di Padangbai, in Indonesia. E prenderci gusto, vedere i bambini che ti salutano guardandoti come un matto. Prenderci gusto, e non fermarsi più. Fino a fare il giro del mondo. Dapprima un viaggio da Roma a Saigon, durato 9 mesi e quarantamila chilometri. Poi uno nord-sud dall'Alaska alla Terra del Fuoco. E infine un viaggio che attraversa tutti i continenti, e praticamente tutte le terre emerse. Traversando anche la Siberia, migliaia di chilometri senza neanche una strada, portando la Vespa sull'erba gelata, sulla terra. Perché lui ha fatto tutto questo con una Vespa, una normalissima Vespa PX, quelle «con le frecce» che anni fa andavano di moda, e ora sono state superate nel design dagli scooter leggeri del nuovo millennio. Ma funzionano bene, le Vespe, eccome se funzionano. Giorgio Bettinelli, milanese, ci ha fatto tre volte il giro del mondo, senza praticamente sapere niente di meccanica. Neanche come si cambia una candela, o il filo del gas. E la volta che ha rischiato di morire non è stato per un pneumatico che scoppia o un motore che grippa, ma perché i guerriglieri congolesi lo hanno imprigionato e trattato come una spia. Condannato a morte. E salvato da uno di quei miracoli che, negli ultimi dieci anni, hanno aiutato il suo cammino. Lo vedi nelle foto, e Giorgio Bettinelli, non ha una faccia da folle, da invasato, da temerario. Sembra un po' Marco Ferradini, quello di «Teorema». Magro, sorriso, baffoni, sguardo quasi timido. Non servono muscoli o pazzia per vincere una scommessa così grande. Forse serve di più la ragionevolezza, la capacità di risolvere i problemi senza perdersi d'animo. Giorgio Bettinelli in Africa, Australia, America Latina, Siberia ci è andato con un paio di jeans, una Vespa... e una chitarra. «Non la stessa», precisa. «Qualche volta mi serve da antifurto: quando entrano, prendono la chitarra e lasciano stare il resto». Con la chitarra, Giorgio Bettinelli ha scritto, strada facendo, centinaia di canzoni. Adesso ne ha messe alcune in un cd. Ha chiamato a raccolta alcuni amici musicisti, come Lucio Fabbri della Pfm, e ha intitolato il cd «Dovunque sia». In 254.000 chilometri in giro dappertutto, ha imparato molto più di musica che di meccanica: «ho ascoltato musiche etniche di tutto il mondo. In compenso, non ho mai un cacciavite con me». Appunti di viaggio non ne prende: aspetta gli intervalli tra un viaggio e l'altro, per recuperare tutto quello che ha dentro gli occhi, e scriverne. Il primo libro, «In vespa», pubblicato da Feltrinelli, è stato un successo travolgente e inatteso. Tutti quelli in lista d'attesa per un viaggio o un sogno l'hanno comprato. E il successo ha spinto Feltrinelli a pubblicare anche il resto. «Brum brum» racconta i suoi successivi tre viaggi, compresa la prigionia fra i ribelli congolesi. «E «Brun brum 2», di prossima uscita, chiude l'anello fino al presente. E nell'ultimo capitolo, fra un vagabondare e l'altro, senza fissa dimora per scelta, c'è anche una pagina importante: «tre mesi fa mi sono sposato con una ragazza taiwanese, quella a cui è dedicato "Brum brum"». Ma sposarsi non significa fermarsi, per lui. «In questi dieci anni continuati di viaggi», dice, «sempre mi ritrovavo riflessa allo specchio una faccia che mi piaceva. Una faccia che non avevo mai avuto, finché restavo a casa mia». E così, ecco dieci anni di strade, e di mani sulle manopoline di gomma di una Vespa, ogni giorno rischiato in strade piccole, con camion che ti buttano fuori strada. Con una fiducia incrollabile nella ragione e nel cuore della gente. «Non mi sono mai portato una tenda. Preferisco una camera d'albergo, anche miserrima. O persino bussare a casa di qualcuno. Ma così c'è un contatto umano. Un viaggio da solo è tutto meno che un'avventura solitaria», dice. «Uno che arriva da chissà dove, su una Vespa con una chitarra nel portapacchi, è impossibile non rivolgergli la parola». La vera solitudine, non lo dice ma di sicuro lo pensa, è nelle nostre città. Semmai, il vero dolore è perdere ogni mattina i luoghi e gli occhi che hai appena incontrato. «A volte, andarsene è come farsi tagliare un braccio. Ma mai disperare. Si va, ma magari dopo anni, si ritorna». E il suo libro è pieno di ritorni, di persone incontrate per un giorno, in posti sperduti del mondo, e poi ritrovate, dopo anni, come in una favola. E il freddo, la pioggia, i fulmini, le malattie? «Quando piove, ti bagni e poi ti asciughi», dice. «Influenze vere, in dieci anni, nemmeno una. In compenso, per due volte ho preso la malaria, in Africa». Ma niente sembra avere scavato cicatrici in lui. E ti scopri a pensare che la vita può essere più pesante, e più dura, e più amara, proprio quando cerchi di viverla al riparo, dentro una casa riscaldata, cercando di evitare il vento, la pioggia e l'imprevisto.

17 ago 2006

LE COSE IMPORTANTI



Nella vita ci sono cose importanti e altre meno. Mentre le cose importanti sono sempre con noi, le altre scompaiono senza lasciare traccia come sabbia al vento.
Le cose importanti sono quelle per cui abbiamo lottato, quelle per cui vale la pena di vivere. Esse non si mischiano mai con l'inutilità. Le vite delle persone si intrecciano, si scontrano, ma solo alcune continuano insieme il cammino dell'esistenza.

16 ago 2006

STUDIARE LA MENTE

Psicologia

Il termine psicologia deriva dal greco psyche (ψυχή) = spirito, anima e, iconograficamente, farfalla in quanto molte decorazioni dei vasi greci raffigurano l'anima come esalata nell’istante della morte con l'immagine di una farfalla - e da logos (λόγος) = discorso, studio: in tale accezione la Psicologia è lo studio dello spirito o dell'anima. Il significato del termine, protrattosi immutato dal XVI secolo al XX secolo, è cambiato in modo significativo negli ultimi cento anni, adeguandosi alle nuove prospettive e alla moderna metodologia. La psicologia può essere definita come la scienza che studia i rapporti che intercorrono tra un essere vivente e l'ambiente in cui vive. Rapporti che si possono esprimere in termini di esperienza e comportamento. Altresì la psicologia è l'unica scienza che studia in modo esclusivo fenomeni e processi quali l'intelligenza, la memoria, le emozioni, le motivazioni, le opinioni, le abitudini, i sentimenti, il pensiero eccetera; in sintesi tutto quanto attinge alla "mente" nella sua accezione più ampia, sia per ciò che chiaramente dipende dal sistema nervoso che per quanto è squisitamente legato alla soggettività individuale o all'interazione sociale. La psicologia moderna è una scienza composita, i cui metodi di ricerca vanno da strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci della psicologia culturale); da strettamente individuali (ad esempio: studi di psicofisica, psicoterapia individuale) a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto gruppale e sociale (ad esempio: la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti 'gruppi focali'). Queste diversità di approccio hanno causato un proliferare di discipline psicologiche e di matrici culturali che tendono a sostenere punti di vista diversi e spesso in conflitto tra loro.

Psichiatria

La psichiatria è quella branca della medicina che si occupa della mente, con particolare riguardo ai disturbi e malattie mentali ed alla loro terapia. Essa ha quindi aspetti teorici, riguardanti la fisiologia umana ed il concetto di malattia, ed aspetti pratici riguardanti le terapie.
Definizione: Henry Ey (1900-1977), massimo psichiatra francese, scriveva alla vigilia della propria morte che La nozione di malattia mentale deve muoversi nell'orbita della biologia e della medicina. Egli definì la psichiatria come una branca della medicina che ha per oggetto la patologia della "vita di relazione" a quel livello di essa che assicura l'autonomia e l'adattamento dell'uomo nelle condizioni della propria esistenza.
Storia
Nel corso del tempo e nelle diverse civiltà le manifestazioni che sono oggi attribuite alla malattia mentale hanno assunto significati e nomi differenti: possessione diabolica, invasamento divino, alienazione, pazzia ecc.Gli antichi Egizi non distinguevano tra malattia fisica e mentale; ritenevano che, indipendentemente dalle manifestazioni, tutte le malattie avessero un'origine fisica e ponevano nel cuore la sede dei sintomi che oggi chiamiamo psichici. Ippocrate e i greci antichi sostenevano che le malattie risultassero dallo sbilanciarsi di quattro umori, in particolare avevano associato la depressione ad un eccesso di bile nera. Per quanto concerne i sintomi somatici senza danno fisico, ovvero le somatizzazioni, essi prendevano il nome di isteria, dal termine greco indicante l'utero: si riteneva che tale organo si spostasse all'interno del corpo, entrando in contatto con cuore, fegato, testa, arti, che così influenzati dolevano.
Successivamente, nel Medioevo, l'interpretazione predominante mutò: possessione da parte di spiriti malvagi o del diavolo, debolezza morale, castigo divino. Frequentemente le donne affette venivano accusate di stregoneria e condotte sul rogo. Michel Foucault sostiene che durante l'Illuminismo la psichiatria nacque come forma repressiva della nascente borghesia. In quell'epoca Philippe Pinel - siamo nel 1793 - "spezzò le catene agli alienati" con l'intento di liberare il folle dalla sua condizione di reprobo, consacrandolo come malato. È in tale circostanza che nasce la psichiatria assumendo il suo posto come branca della medicina. Le radici degli odierni sistemi di cura affondano nel XVIII secolo, quando furono concepiti i primi asili per gli alienati. Da queste strutture derivano i manicomi od ospedali psichiatrici che, anche in Italia, sono stati rifugio/prigione per i malati durante gran parte del XX secolo. In tali ambienti l'elevata concentrazione di pazienti favoriva l'osservazione e la classificazione delle malattie da parte degli psichiatri o alienisti. In tale epoca la storia della psichiatria coincide di fatto con la storia della schizofrenia; Emil Kraepelin (1856-1926) ed Eugene Bleuler (1857-1939) ne furono i due principali studiosi. La malattia mentale era considerata sostanzialmente inguaribile, progressiva ed incomprensibile. Questo giustificava la segregazione dei pazienti per la salvaguardia delle "persone civili" e del decoro. Gli strumenti terapeutici erano lasciati alla fantasia più sfrenata: docce ghiacciate, diete sbilanciate, isolamento e contenzione fisica sono solo alcune delle pratiche cui venivano sottoposti i pazienti. Nella Germania di Hitler, le conoscenze di psichiatria furono strumentali all'eliminazione di oppositori politici e all'attuazione di politiche eugenetiche. Psichiatri e medici erano i membri delle commmissioni che ricevettero da Hitler l' incarico di "selezionare" i malati fisici e psichici che dovevano subire l'eutanasia. La morte avveniva per inalazione di gas letali in alcuni dei campi di concentramento, fra quelli che poi servirono per l'Olocausto. Un ulteriore contributo, sebbene in maniera del tutto autonoma, è contemporaneamente derivato dalla concezione della psicanalisi ad opera di Sigmund Freud, che criticava aspramente l'uso dell'elettroshock e l'idea di incurabilità. I contributi della metapsicologia psicoanalitica sono stati fondamentali per sviluppare la comprensione clinica dei processi endopsichici legati a molti tipi di disturbi mentali. Questa situazione si è progressivamente modificata nella seconda metà del XX secolo. I primi psicofarmaci furono sintetizzati fra gli anni 1940 e gli anni 1950. Dal secondo dopoguerra, i sostanziali progressi della ricerca nelle scienze del comportamento hanno dato origine a forme di psicoterapia che si sono dimostrate efficaci, in prove controllate, nel ridurre o eliminare molte condizioni psicopatologiche. Tra queste, le psicoterapie psicodinamiche, le terapie sistemiche e familiari, le psicoterapie di gruppo, la terapia del comportamento e la terapia comportamentale-cognitiva, talora denominata brevemente terapia cognitiva. Sebbene tuttora non si conoscano terapie in grado di eradicare le forme più gravi di malattia mentale, psicofarmaci e psicoterapie, se usati in modo esperto, contribuiscono a migliorare in modo sostanziale la condizione dei pazienti; in molti casi è possibile arrivare ad una completa remissione e controllo della sintomatologia. Nel 1978 Franco Basaglia portò in Parlamento una legge che prevedeva la dismissione degli ospedali psichiatrici e la cura dei malati negli ambulatori territoriali. La Legge 180/78, tuttora vigente, prevede il ricovero solo in caso di acuzie, rendendo l'Italia un paese pioniere nel riconoscere i diritti del malato.

Critiche

Un caso di conflitto d'interesse negli USA. Negli USA è in corso un dibattito sul conflitto d'interesse di numerosi autori di libri di psichiatria che sono anche consulenti, ricercatori e conferenzieri delle case farmaceutiche che producono i medicinali (o lo stesso principio attivo), consigliati nei loro studi. Tali studi sono accusati di "inventare" malattie e sindromi, che hanno in realtà gli stessi sintomi e cure di malattie note da tempo, oppure non sono affatto delle malattie, per associarvi i farmaci di nuova generazione scoperti. Bisogna anche aggiungere che la psichiatria non ha MAI fornito documenti che attestino la veridicità delle loro affermazioni ne documenti scientifici che provino l'esistenza delle malattie da loro definite tali. Riporto al frase di un eminente neurologo il dott. Fred Baughman, neurologo infantile e membro dell’American Academy of Neurology: La "psichiatria biologica" in quarant’anni non ha mai confermato l’esistenza di anomalie, "squilibri chimici" o disturbi "neurologici", "biologici" o "genetici" in una sola delle sue diagnosi o delle condizioni di cui afferma l’esistenza». È in corso una battaglia per dimostrare la futilità della psichiatria, svolta tramite la raccolta di alcuni video nei quali viene mostrata tutta la verità sulla psichiatria (ad esempio i morti a causa della psichiatria dagli anni '70 supera di 3 volte i morti causati dalle guerre in america dal 1770 ad oggi). Alcuni autori del "Diagnostic and Statistical Manual" presenterebbero rilevanti conflitti d'interesse con case farmaceutiche. Essi riceverebbero finanziamenti per le loro ricerche oppure compensi a posteriori per le loro pubblicazioni favorevoli alla vendita di certi farmaci. La scoperta di migliaia di sindromi psichiche, negli ultimi 50 anni, è andata di pari passo con l'immissione in commercio di un numero crescente di psicofarmaci. L'accusa riguarda anche le presunte scoperte scientifiche siano in molti casi un'invenzione di nuove malattie per trovare un impieo commerciale a nuovi farmaci.

14 ago 2006

I NANI DA GIARDINO


Mi rivolgo agli stranieri, perchè noi italiani siamo ormai rassegnati al nostro bel paese. Dovete sapere cari stranieri che in Italia non esiste la GIUSTIZIA o la LEGGE come nei vostri paesi, dove se fai qualcosa di sbagliato sei un delinquente. In Italia se fai la persona onesta sei un pirla. Leggevo l'articolo scritto da Beppe Grillo postato il 13 agosto 2006, sul furto dei nani da giardino e francamente mi sale la rabbia. Alle ragazze ladre daranno una pena esemplare, mentre a chi ha rubato miliardi, grazie all'indulto 2006, è libero. Ma che paese siamo? Forse siamo il paese dei nani? Come si può pensare al futuro e alla sicurezza se le nostre forze dell'ordine si preoccupano tempestivamente di sgominare una banda di ragazzine che rubano nani da giardino? Le forze dell'ordine dovrebbero preoccuparsi del furto delle macchine, dei furti in appartamento, della mafia, del crimine organizzato, insomma di cose serie e non di bravate da ragazzi? Mentre il ricco, l'amico del politico, il più forte vengono liberati. SEMPLICEMENTE ASSURDO.

13 ago 2006

LA CULTURA DELL'IPOCRISIA


Una cultura dell'ipocrisia nasce dalle tradizioni di un popolo. Faccio questo discorso perchè anch'io sono culturalmente immerso in questo brutto modo di vivere italiano. Non mi piace essere ipocrita con la gente, ma a volte è difficile anche essere sinceri. Alcuni esempi di ipocrisia sono sotto agli occhi di tutti come la politica, altri invece si nascondono nei rapporti con gli altri e specialmente nei rapporti di coppia, dove l'intimità pretenderebbe la massima sincerità e invece non è così. L'ipocrisia ci porta a credere ad una realtà immaginaria in cui tutto va bene, ma dentro di noi tutto allo stesso tempo va male e ci sentiamo insoddisfatti e depressi senza capirne le cause. Una cultura soppianta l'altra. Proviamo ad essere più sinceri e vediamo cosa succede.

12 ago 2006

SANTI ITALIANI


Carlo Borromeo, santo.
Statua alta 35 m visitabile dall'interno)

Nato ad Arona nel 1538, Carlo Borromeo fu destinato fin da fanciullo alla carriera ecclesiastica.Nel 1559 si laureò a Pavia in utroque jure, vale a dire in diritto civile e canonico. Nello stesso anno, Gian Angelo Medici, suo zio materno, fu eletto papa con il nome di Pio IV.Questi chiamò Carlo, allora ventiduenne, a Roma, nominandolo cardinale e arcivescovo della Diocesi di Milano, che comprendeva anche il territorio del Canton Ticino.A Roma egli si occupò dell’amministrazione civile dello Stato pontificio e, ricoprendo l’alta carica di Segretario di Stato, prese parte all’ultima sessione del Concilio di Trento (1562-1563). In questa occasione assunse una rigida posizione antiprotestante, partecipando alla preparazione delle conclusioni del concilio per il rispetto dei dogmi della religione cattolica e per il risanamento morale e disciplinare del clero.Nel 1565, dopo la scomparsa di Pio IV, iniziò la sua attività pastorale a Milano, dove resse le sorti della diocesi per vent' anni fino alla morte.Carlo interpretò il suo ruolo alla luce del dettato tridentino, imponendone i severi principi moralizzatori e lottando strenuamente contro le eresie. Con rigore ferreo operò per riorganizzare la struttura ecclesiastica e clericale del milanese, avvalendosi dell’opera, tra gli altri, dei gesuiti. Ad essi affidò la gestione dei seminari e dei collegi fondati per educare una nuova classe dirigente laica ed ecclesiastica, affinché si facesse portatrice dello spirito controriformista. A questo scopo diede vita al seminario maggiore e a quello elvetico di Milano, al collegio di Brera e al collegio Borromeo di Pavia.Con impressionante determinazione e metodicità egli visitò tutte le parrocchie della diocesi, impartendo ovunque disposizioni perché l’attività religiosa riprendesse vigore e rispettasse le regole stabilite dal Concilio.Si adoperò anche per la nascita di innumerevoli istituzioni caritative.Carlo Borromeo, personalità di eccezionale rigore morale e di uguale capacità organizzativa, fu il massimo interprete dello spirito della Controriforma, caratterizzato dalla chiusura dogmatica ma anche dal fervore ideale e caritatevole.Morì a Milano nel 1584 lasciando il suo patrimonio ai poveri. Fu canonizzato nel 1610.

9 ago 2006

I GRANDI DELLA FOTOGRAFIA


Helmut Newton: Sex and landscapes

La donna è l'eterna musa di Helmut Newton, capace di intrappolare l'uomo in un gioco di erotismo e mistero, che sfocia nel sadomasochismo e nel feticismo. Nudi di donne tra espressione artistica e ingenuità. Ma non solo. Scenari urbani, marine, paesaggi ed edifici, immortalati nei suoi scatti realizzati durante i viaggi in giro per il mondo. Scherzando, Newton, spiegava che le sue fotografie di fiori non interessavano a nessuno, invece qualsiasi oggetto poteva assumere importanza per la sua ampia esplorazione fotografica. E' stato uno dei fotografi cult del ventesimo secolo, provocatore e mercenario della macchina fotografica, che "affittava il suo talento a chi pagava di più".

8 ago 2006

LA DEPRESSIONE CURATA IN 2 ORE

FONTE DELL'ARTICOLO: LA REPUBBLICA

I ricercatori del National Institute of Mental Helath studianogli effetti sul "male oscuro" del farmaco usato come anestetico

La depressione si cura in due ore
in Usa sperimentano la ketamina

Elias Zerhouni, direttoredel National InstituteROMA - La sostanza è già nota, con i suoi pregi e i suoi molti difetti, ora i ricercatori americani del National Institute of Mental Health la sperimentano come rimedio rapido contro le forme più gravi di depressione. La ketamina fu scoperta nel 1962 e da allora utilizzata come anestetico, soprattutto dai veterinari. A dosaggi inferiori a quelli necessari per l'anestesia produce effetti psichedelici, che inducono una sensazione di dissociazione tra mente e corpo e, almeno secondo gli scienziati dell'istituto americano, è in grado di alleviare in meno di due ore i sintomi della depressione. La ricerca americana, riportata sugli Archives of general Psychiatry, è stata condotta su 18 pazienti, affetti da depressione resistente ai trattamenti e sottoposti in precedenza a sei diverse terapie che non avevano dato risultati. Dopo aver assunto una singola dose di ketamina, il 71 per cento dei pazienti ha manifestato miglioramenti apprezzabili dopo appena due ore e il 29 per cento addirittura l'azzeramento dei sintomi entro un giorno dall'iniezione. Nel 35 per cento dei casi i benefici del trattamento si sono osservati anche nei sette giorni successivi all'assunzione della ketamina, mentre coloro ai quali era stato somministrato un placebo non hanno avuto alcun miglioramento. Ad entusiasmare i ricercatori è la velocità di azione della ketamina, poiché gli antidepressivi classici hanno bisogno in media di un periodo da quattro a sei settimane di trattamento perché si possano apprezzare dei risultati. "Le implicazioni che derivano dal riuscire a trattare più rapidamente la depressione maggiore sarebbero enormi" ha commentato il direttore del National Institute of Mental Health, Elias Zerhouni. "Questi risultati dimostrano l'importanza di sviluppare nuove classi di anti-depressivi, che non siano semplicemente variazioni dei farmaci già esistenti". Lo studio americano è tuttavia solo in fase preliminare e difficilmente la ketamina potrebbe diventare un antidepressivo di uso comune. La ketamina è classificata infatti tra le sostanze stupefacenti, produce immediata euforia, ma poiché rende insensibili al dolore spesso chi ne abusa rischia di ferirsi senza rendersene conto.
(7 agosto 2006)
Parere personale: la depressione è un male fisico che si combatte con la testa e non solo con i farmaci. E' la vita la vera depressione e noi dobbiamo reagire per non soccombere ad essa. I farmaci sono una stampella indispensabile, ma poi bisogna riprendere a camminare da soli.

6 ago 2006

BANCHE A DELINQUERE

Le banche sono società come tutte le altre, offrono dei servizi e hanno dei guadagni. Mi domando:
"Perchè dobbiamo versare i soldi alle banche ed essere trattati male?"
Il prelievo sui nostri conti correnti da parte delle banche è elevato e i servizi che ci offrono sono troppo scarsi. Un conto corrente costa all’anno dalle 100 alle 200 euro di spese. Cosa stiamo aspettando a dare un bel colpo a queste società dal guadagno facile e dall’etica di MERDA? Hanno i nostri soldi e ci chiedono interessi troppo alti per il mutuo della casa. Ho aperto il mio conto 10 anni fa e mi davano il 10% di interesse. Oggi sono io a versare alla banca il 2% dei miei soldi. Vi sembra una cosa GIUSTA?
Una banca seria non DOVREBBE chiedere degli interessi sui nostri conti correnti, visto che già guadagna in altre attività.
L'unica via di uscita è mettere i soldi sotto al materasso!

5 ago 2006

LA SOPRAELEVATA

I progettisti della pista ad alta velocità dell'Autodromo di Monza realizzata nel 1955, gli ingegneri Antonio Beri ed Aldo Di Renzo, avevano un obiettivo da raggiungere: permettere velocità medie elevatissime in condizioni di marcia uniformi, evitando cambi di marcia e l'uso dei freni. Si decise quindi di realizzare un anello ad alta velocità simile nello sviluppo a quello originale del 1922 ma di concezione più moderna. Fu così disegnato un tracciato costituito da due curve semicircolari con un raggio di circa 320 metri, unite da due rettilinei di 875 metri ciascuno per una lunghezza totale del circuito di 4250 metri. Il primo grosso problema affrontato nella progettazione fu causato dalla inclinazione delle curve, indispensabile all'epoca per consentire alle autovetture di raggiungere velocità di percorrenza elevatissime. Si optò per un'inclinazione massima dell'80% che avrebbe consentito ai piloti velocità di percorrenza intorno ai 300 Kmh lungo tutto il circuito. I lavori per la costruzione della pista cominciarono a metà marzo 1955. Purtroppo l'azienda incaricata dei lavori di costruzione fallì prima di concludere l'opera, ma la direzione del circuito decise ugualmente di completarla anche se furono commessi gravi e importanti errori. Alcune parti del tracciato risultarono essere più alte o più basse di altre, e anche il manto stradale fu realizzato in modo assai scadente. Altre invece dovettero essere addirittura demolite e ricostruite. I lavori comunque terminarono a fine agosto 1955, giusto in tempo per consentire la disputa del classico Gran Premio d'Italia di Formula uno. Quell'edizione, la prima disputata sul nuovo circuito di 10 Km, fu considerata da alcuni giornalisti un vero e proprio azzardo: a poche settimane dal tragico incidente di Le Mans in cui moririono più di 80 persone, molti considerarono l'anello ad alta velocità pericoloso sia per i piloti che per gli spettatori. La corsa prese comunque il via regolarmente e il successo di pubblico fu enorme: oltre 150.000 spettatori invasero l'autodromo per assistere all'evento. Vinse Juan Manuel Fangio davanti a Taruffi e Castellotti favorito comunque dal boicottaggio delle squadre inglesi che non parteciparono al Gran Premio. L'anno successivo la griglia di partenza fu più nutrita, 25 i piloti iscritti. I team inglesi questa volta si iscrissero alla gara dopo aver accuratamente preparato per giorni le loro vetture che dovevano sopportare le alte sollecitazioni provocate dal velocissimo circuito brianzolo. La corsa iridata del 1956 fu vinta da Stirling Moss su Maserati davanti a Juan Manuel Fangio e la sua Lancia-Ferrari. Nel 1957 la pista sopraelevata vide protagoniste per la prima volta le vetture americane di Indianapolis per la prima edizione della 500 miglia di Monza. Questa gara fu riservata alle vetture americane e alle Formula uno europee, tutta da correre sull'anello ad alta velocità in senso antiorario; la corsa fu denominata "Monzanapolis - Race of two world". La cosa cominciò a prendere forma quando l'ing. Bacciagaluppi, presidente dell'Automobil Club di Milano, invitò Duane Carter, direttore di gara americano, a Monza. Bacciagaluppi sognava da tempo uno scontro tra le potenti vetture d'oltreoceano e la crema dell'industria europea; la sopraelevata poteva essere il teatro di questa sfida. Carter fu entusiasta dell'idea e programmò l'evento per il giugno 1957. In aprile Pat O'Connor, stella americana, andò a Monza per un primo test di gomme; non riscontrò particolari problemi e corse per 226 miglia a una media di 163,4 mph (261 kmh). Il mese successivo O'Connor fece la pole position ad Indianapolis a solo 144 mph; Monza sarebbe diventata la corsa più veloce del mondo. La prima edizione della 500 miglia di Monza fu però praticamente disertata dagli europei, probabilmente a corto di preparazione per una corsa così inusuale e veloce. Molte comunque le stelle americane, oltre a Jimmy Bryan parteciparono anche O'Connor, Eddie Sachs, Troy Ruttman, Johnnie Parsons, Bob Veith e Tony Bettenhausen. La pole position fu di quest'ultimo a una media incredibile per quei tempi, ben 177 mph (283 Kmh). Per la prima edizione della corsa, a causa soprattutto della mancanza dei piloti europei, ci furono soltanto 20.000 spettatori. La corsa fu comunque entusiasmante, con duelli ruota a ruota sino ad allora sconosciuti al pubblico europeo. La gara fu vinta da Jimmy Bryan che si aggiudicò ben due delle tre manche disputate. L'edizione della corsa 1958 fu invece completamente differente soprattutto per una consistente presenza di macchine e piloti europei: Ferrari e Maserati realizzarono delle auto appositamente per l'evento, mentre piloti come Stirling Moss, Mike Hawthorn, Luigi Musso e Phil Hill decisero mesi prima di non perdere l'evento. Anche il grande Juan Manuel Fangio prese parte alla gara qualificando la sua roadster Dean Van Lines al terzo posto. Gli spettatori questa volta accorsero in decine di migliaia, attirati dalla sfida tra Musso e Jimmy Bryan, tra Stirling Moss e Jim Rathmann. La pole position fu dell'impavido Luigi Musso che portò la sua Ferrari con motore di 4,1 litri a una media di 174 mph. Musso guidò la corsa anche nei primi giri combattendo duramente con Jim Rathmann, Bryan e Ruttman ma ben presto la sua acerba Ferrari cominciò a dargli seri problemi. Hill, il primo pilota americano a vincere un mondiale, ricorda molto bene quella corsa: "Mi trovavo in una strana situazione perché ero americano ma facevo parte di una squadra europea. La corsa mi piacque abbastanza anche se guidare era tutto sommato più semplice rispetto a circuiti classici come Spa. Il caldo però era terribile e le sollecitazioni inferte dalla pista erano veramente tante. La corsa fu decisamente ottima per i veri piloti americani e le loro vetture, decisamente più resistenti delle nostre. Io conquistai il terzo posto e fui comunque molto felice del risultato". La corsa fu difatti vinta dallo statunitense Rathmann sul connazionale Bryan, terza la Ferrari di Phil Hill seguita a sua volta da Ray Crawford e Jimmy Reece. Stirling Moss, al volante della Maserati sponsorizzata dalla Eldorado gelati andò molto bene nelle prime due manches, ma ebbe un grosso incidente nella terza a causa della rottura dello sterzo."Improvvisamente mi si incrociarono le braccia" ricorda Stirling. "Colpii il guardrail in due o tre punti e pensai che stavo per morire. Non riesco ancora oggi a capacitarmi come ho fatto a fermarmi". La seconda edizione di Monzanapolis fu comunque un grandissimo successo, sia per l'affluenza di pubblico sia per gli elevati contenuti tecnici della gara. Purtroppo a causa di alcuni problemi interni all'ACM quella fu l'ultima edizione della corsa, con grande dispiacere dei piloti americani che non vedevano l'ora di tornare a Monza. Nel 1959 la pista venne utilizzata solo per gare minori ma nel 1960 il Gran Premio di Formula uno tornò sul circuito completo di 10 Km. Fu un trionfo per la Ferrari che si aggiudicò i primi tre posti, favorita comunque dall'assenza di alcuni team inglesi. Phil Hill conquistò la vittoria precedendo Ginther e Mairesse.

3 ago 2006

LA MAFIA SIAMO NOI


Per un italiano è molto triste sapere che la mafia più bella del mondo ce l'ha proprio a casa sua. Silvio Berlusconi sulla copertina di un giornale tedesco -Der Pate- il padrino. Dopo che Marco Travaglio (giornalista) ha scoperto la verità sul partito politico di Forza Italia da sentenze depositate in tribunale, si è saputo che l'ex presidente del consiglio è il più grande mafioso del nostro paese. All'estero ridono di noi italiani maleinformati.
PROVVEDIMENTI MAI PRESI

1) LEGGE SUL LAVORO
2) LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSE
3) LEGGE PER VELOCIZZARE I PROCESSI
4) LEGGE SULL' EVASIONE FISCALE

2 ago 2006

MAGIA E SANTONI

MAGHI E ASTROLOGI IN ITALIA
Segnalazioni di raggiri, truffe e abusi ricevute in nove anni: oltre 9.000 (per telefono, posta ordinaria, posta elettronica)-
"Maghi" e astrologi reclamizzati in Italia: circa 7.000 (su radio, tv , giornali e internet).
Non reclamizzati: circa 15.000. Totale oltre 22.000 maghi in Italia- Suddivisione per aree
geografiche: Nord 41%, Centro 31%, Sud e Isole 28%.
Illeciti: esercizio del mestiere di ciarlatano, evasione fiscale, circonvenzione d'incapace, truffa, truffa aggravata, estorsione, esercizio abusivo di professione (soprattutto medica e psicologica), abuso della credulità popolare, trattamento idoneo a sopprimere la coscienza o la volontà altrui, stato di incapacità procurato mediante violenza, violazione della privacy, pubblicità ingannevole. Solo 5 cittadini su 100 sporgono denuncia: per paura di ricatti, vergogna, ritorsioni.
Età media delle vittime: 47 anni.
Titolo di studio: 40% licenza elementare, 46% licenza media, 14% diploma e/o laurea.
Cittadini che hanno e hanno avuto (negli ultimi 5 anni) rapporti con "maghi" e astrologi:
circa 18% della popolazione = circa 10 milioni -
Famiglie coinvolte: circa 3 milioni; ogni giorno, oltre 27.000 persone si rivolgono a "maghi" e astrologi.
Motivazioni: affetti 37%, richiesta protezione (rituali, talismani eccirca) 28%, salute 21%, problemi di lavoro 14%.
Distinzione per sesso: donne 57%, uomini 39%, minori e bambini 4%.
Incasso annuo di "maghi", astrologi, sue, riviste del settore ed altre pubblicazioni: 5 miliardi di euro (fonti: CEI, Conferenza Episcopale Italiana, Telefono Arcobaleno).
Evasione fiscale: 98%.
Evasione fiscale di un "mago": 3,5 milioni di euro in 3 anni (Cagliari)-
Esborso singolo: 500 mila euro (prov. Torino).
Fonti di guadagno di "maghi" e astrologi: linee audiotel o chat line (144, 166, 899, 002 ), periodici (ASTRA, SIRIO), Pagine Gialle (SEAT), Pagine Utili (MONDADORI), internet, televisione, radio, posta ordinaria (lettere minatorie, catene di sant'Antonio)

Classifica per regioni per numero di maghi e giro di affari
1 Lombardia (2.500 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 180.000 - giro d'affari, 90 milioni di euro). Complimenti, bella fabbrichetta
2 Campania (2.000 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 140.000 - giro d'affari, 75 milioni di euro. Napoli: 1600 "maghi". ) e Lazio (2.000 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 140.000 - giro d'affari, 75 milioni di euro. Roma: 1.700 "maghi")
4 Sicilia (1.500 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 100.000 - giro d'affari, 60 milioni di euro. Palermo: 600 "maghi").
5 Piemonte (1.200 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 85.000 - giro d'affari, 45 milioni di euro. Torino: 750 "maghi")
6 Puglia (1000 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 70.000 - giro d'affari, 40 milioni di euro) ed Emilia Romagna (1.000 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 70.000 - giro d'affari, 40 milioni di euro. Bologna: 320 "maghi". Ferrara: 80. Forlì 70. Modena: 120. Parma: 100. Piacenza: 70. Ravenna: 80. Reggio Emilia: 80. Rimini: 80)
8 Toscana (600 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 40.000 - giro d'affari, 20 milioni di euro. Firenze: 150 "maghi".)
9 Veneto (500 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 35.000 - giro d'affari, 18 milioni di euro)
10 Liguria (400 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 30.000 - giro d'affari, 15 milioni di euro. Genova: 300 maghi) e Calabria (400 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 30.000 - giro d'affari, 15 milioni di euro.)
12 tra Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Marche (300 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 20.000 - giro d'affari, 10 milioni di euro. Trieste: 130 "maghi")
15 fra Sardegna, Trentino Alto Adige e Umbria (200 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 15.000 - giro d'affari, 7 milione di euro)
18 Basilicata (150 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 10.000 - giro d'affari, 5 milioni di euro)
19 Molise (100 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 7.000 - giro d'affari, 5 milioni di euro)
20 Valle d'Aosta (100 "maghi" - cittadini che si rivolgono, 7.000 - giro d'affari, 5 milioni di euro)
Province con il più grande numero di "maghi" e astrologi: Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Reggio Calabria, Venezia.
Dieci consigli per tutelarsi dai ciarlatani (secondo Telefono Antiplagio)
I MAGHI ESISTONO SOLO NELLE FAVOLE

1) Non parlate loro della vostra vita privata e non fornite recapiti personali (telefono, indirizzo): qualsiasi informazione può essere usata contro di voi per minacce e ricatti.
2) Non incontrateli mai da soli e registrate ogni conversazione (anche telefonica)
3) Fatevi mettere per iscritto ciò che dicono di garantire. Se si rifiutano, hanno la coda di paglia.
4) Il "compenso a esito raggiunto" bluff: in realtà pretendono denaro in anticipo per materiale che non vale nulla; comunque non usate mai contanti (perchè il pagamento non è dimostrabile)
5) Non date retta ai loro interventi televisivi e alle loro pubblicità sono solo investimenti commerciali, per lo più ingannevoli.
6) Non coinvolgete assolutamente bambini o adolescenti.
7) Non fatevi colpire da immagini e libri sacri o foto e registrazioni in compagnia di vip o da attestati e diplomi altisonanti: sono volgari strumentalizzazioni, fumo negli occhi.
8) Non firmate nulla.
9) Non abbiate paura di denunciarli perchè se non vi hanno risolto un problema, non hanno alcun potere.
10) Se non vi fidate delle leggi, rivolgetevi ai programmi di denuncia tv: certe autorità sono sensibili alla popolarità. In ogni caso, ricordate che in Italia fare il "mago" è vietato dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.Infine alcune domande che si pone ZeusNews:Perchè "servizio pubblico" Rai da spazio agli astrologi, retribuiti (ovviamente) con il denaro dei contribuenti?Perchè a Cisl annovera una categoria per operatori dell'occulto? Perchè un altro imprenditore Capo di Governo mantiene rapporti contrattuali con centinaia di "maghi" e astrologi nelle Pagine Utili Mondadori e con molti altri su Mediaset - per non parlare dei circuiti televisivi minori - che impoveriscono le famiglie, già in seria difficoltà > Penso che le conclusioni siano semplici: diffidate, diffidate, diffidate. Questi ciarlatani sfruttano dei momenti di debolezza e non guardano in faccia a nessuno. E diffidate anche del fatto che vengono pubblicizzati in TV o sui giornali o da personaggi famosi: essere famosi non significa aver ragione su tutto, significa percepire dei soldi per la propria immagine....